ALTAMURA - Scoperta la centrale del nero: una gigantesca macchina di riciclaggio, che forniva fatture false a centinaia di imprese!

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ALTAMURA - Scoperta la centrale del nero: una gigantesca macchina di riciclaggio, che forniva fatture false a centinaia di imprese!

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Pubblicato da redazione in Altamura · 27 Ottobre 2023
Tags: cronacaterritorio
Tutto è partito da una vecchia segnalazione di operazione sospetta a seguito dell’operatività rilevata sul conto corrente di una società sportiva di Santeramo.

Le solite cose: versamento di assegni o accrediti di bonifici cui fa seguito l’emissione di assegni circolari o un prelevamento in contanti.

È partendo da lì che la Finanza ha scoperto quella che potrebbe rivelarsi la più grossa società cartiera della Puglia. Non senza un pizzico di ironia: la Globe Service ha nella ragione sociale «attività di stampa», ma dal 2015 al 2018 sembrerebbe aver stampato soltanto fatture false emesse nei confronti di non meno di 400 società.

La particolarità di questa storia è proprio nei numeri in gioco. L’indagine nei confronti del legale rappresentante della Globe Service, una 68enne di origine brasiliana ritenuta «prestanome» dei reali proprietari, è stata chiusa già nel 2021: il pm di Bari, Lanfranco Marazia, la accusa di aver emesso 323 di fatture per operazioni inesistenti e occultamento e distruzione delle scritture contabili.

Ma in realtà i numeri in gioco potrebbero essere molto maggiori. Nell’aprile scorso l’Agenzia delle Entrate ha ad esempio trasmesso in Procura una nuova denuncia, rilevando un mancato versamento di circa 450mila euro di Iva per il 2019.

In parallelo i finanzieri della tenenza di Altamura avevano già ripreso in mano il fascicolo per sottoporre a controlli gli utilizzatori finali di quelle fatture: il sospetto, infatti, è che potrebbero essere servite per creare un giro di «nero» milionario.

La ricostruzione contenuta negli atti dell’indagine mostra infatti che la Globe Service ha emesso fatture per qualunque tipo di prestazione: dalla fornitura di sacchi e buste al lavaggio di autovetture, dalla affiliazione in franchising all’abbigliamento, dalla manutenzione di stampanti fino alla bonifica dall’amianto.

Tutto questo nonostante la società, che aveva sede in casa dei reali proprietari prima di essere trasferita a Roma (quando sono cominciate le verifiche fiscali) non avesse né strutture né mezzi né tantomeno personale specializzato alle proprie dipendenze.

Quelle fatture, insomma, potrebbero essere state un mezzo per documentare costi di impresa fittizi, da regolare con bonifico ottenendo (a favore dei «clienti») una retrocessione in contanti di buona parte delle somme versate.

Ed ecco a cosa serviva, probabilmente, la società sportiva di Santeramo in Colle da cui tutto è cominciato.

Nell’elenco delle società che hanno utilizzato le fatture della Globe Service ci sono grandi nomi dell’imprenditoria pugliese e anche qualche lucano.

In alcuni casi parliamo di poche centinaia di euro, in altri di diverse decine di migliaia fino ad arrivare a cifre talmente alte che non potevano mai passare inosservate alle verifiche.

Una piccola impresa di costruzioni ha ad esempio pagato circa 130mila euro per la fornitura di teli e ponteggi, una società del settore energie rinnovabili è arrivata a pagare fatture per quasi un milione di euro.

Il tutto a fronte del mancato versamento dell’Iva da parte della «cartiera», che in alcuni anni ha raggiunto un giro d’affari da diversi milioni a fronte di acquisti per poche decine di migliaia di euro; un altro indizio della fittizietà delle fatture emesse.

Anche per questo le verifiche in corso devono accettare se i «riceventi» fossero in buona fede, magari perché hanno davvero acquistato buste o altri stampati, o se invece c’erano accordi fraudolenti.

Dalla ricostruzione della ragnatela di contatti (con l’invio dei questionari e l’esame della banca dati delle fatture elettroniche) sono nel frattempo emersi i nomi dei reali organizzatori dell’operazione, ovvero i familiari della donna che risulta amministrare la Globe Service, uno dei quali ritenuto l’amministratore di fatto: era lui che teneva i contatti con i clienti.

E allo stesso tempo è emerso che uno dei «clienti», un personaggio altamurano sottoposto a misura di prevenzione, era titolare di una carta prepagata Postepay su cui arrivavano bonifici immediatamente prelevati in contanti.

Una gigantesca macchina di riciclaggio, i cui contorni sono ancora da chiarire.



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