TARANTO - Prima le minacce e poi l’incendio: la “faida familiare” tra le agenzie funebri dei fratelli Turbato!

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TARANTO - Prima le minacce e poi l’incendio: la “faida familiare” tra le agenzie funebri dei fratelli Turbato!

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Pubblicato da redazione in Taranto · 20 Novembre 2023
Tags: cronaca
Prima la lite, poi le minacce e infine l'incendio.

Una “faida familiare” l'hanno definita gli investigatori della Squadra mobile che hanno indagato sulla battaglia intestina alla famiglia Turbato che a marzo 2022 portò la paura in via Japigia quando il portone di una delle agenzie funebri del gruppo fu date alle fiamme in pieno giorno.

Un episodio da cui sono partite le indagini dei poliziotti, diretti all'epoca dal vice questore Fulvio Manco, e che portò rapidamente alla ricostruzione di quanto accaduto nonostante il silenzio e le omissioni.

Tutto cominciò alle 14.50 in via Japigia a Taranto quando un uomo col volto nascosto dal casco arrivò davanti al porta dell'agenzia funebri e svuotò circa un litro di liquido infiammabile, lanciò un fiammifero facendo sprigionare delle fiamme che avvolsero in pochissimi secondi l'ingresso del locale: dall'altra parte della porta in metallico, a pochi metri dalle fiamme si trovavano diverse bare di legno che se fossero state raggiunte dal fuoco avrebbero generato un vero e proprio disastro mettendo a rischio anche la vita di coloro che abitano nei piani superiori dello stabile.

Gli agenti della squadra Volante arrivarono poco dopo sul posto e contattarono i proprietari che tuttavia non seppero offrire informazioni utili alle indagini.

Il pubblico ministero Francesco Ciardo che coordinò il lavoro degli investigatori decise allora di mettere sotto controllo proprio i telefoni delle vittime per comprendere se vi fossero notizie che erano state nascoste agli inquirenti: le attività di ascolto delle telefonate consentirono di trovare conferme a quei sospetti in tempi molto rapidi.

Le conversazioni dei fratelli Antonio ed Egidio Turbato con altri interlocutori, infatti, consentirono di accertare che si era aperto uno scontro con un terzo fratello Claudio: quest'ultimo che lavorava con i figli in uno degli esercizi riconducibili ai fratelli era stato licenziato, probabilmente, a a causa degli scarsi risultati ottenuti.

Un atto che aveva non solo creato dissidi, ma che aveva portato a vere e proprie minacce: secondo i racconti dei fratelli, ignari di essere ascoltati dalla polizia, Claudio avrebbe anche minacciato di far ricorso alle armi e sparare.

Un'escalation che avrebbe dovuto, secondo le mire dell'autore, costringere i fratelli ad assumerlo nuovamente.

Intanto le indagini dei poliziotti si erano sviluppate anche su un altro fronte: la raccolta delle immagini di video sorveglianza di quella giornata che non solo avevano permesso di ricostruire ogni singolo movimento del piromane col casco, ma seguendo le strade percorse avevano persino offerto la possibilità di arrivare fino al punto in cui l'uomo si toglieva il casco e mostrava il suo volto involontariamente ai tanti obiettivi sparsi per la città.

Il riconoscimento per gli inquirenti è stato immediato: quell'uomo sullo scooter che ha incendiato la porta d'ingresso dell'esercizio è proprio Claudio Turbato.

Il pm Ciardo una volta chiuse le indagini ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti del 43enne Claudio Turbato: le ipotesi di reato nei suoi confronti sono di incendio ed estorsione.

Negli atti dell'inchiesta si legge che «cospargendo di liquido infiammabile la porta d'ingresso della sede dell'impresa di onoranze funebri, appiccandovi il fuoco e minacciando Turbato Egidio che lo avrebbe fatto sparare, costringeva quest'ultimo a riassumerlo ».



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